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Visualizzazione dei post da agosto, 2017

A.V.

Di tanto in tanto questa storia mi ritorna in mente. Sono passati più di 20 anni ormai, ma ogni tanto ripenso ancora ad A.V. Stamattina mentre cercavo di rubare ancora un po' di riposo alle prime luci del mattino, A.V. mi è tornato in mente come un lampo. A.V. era un ragazzino ma io ero più ragazzina di lui. Quando lo conobbi per la prima volta, erano le voci degli altri a raccontarmelo. Ragazzo in affido, con una storia alle spalle di cui non so nulla perché nessuno me l'ha mai raccontata bene, era noto per essere un po' casinaro. Ma a conti fatti, penso non facesse nulla di che. Però lo conoscevano tutti, passava con la sua Vespa rosa e lasciava il segno.  Quando seppi di lui, della sua esistenza, quando lo vidi davvero per la prima volta eravamo al centro estivo. Le ragazzine erano divise fra quelle mezze innamorate (il tipo bello e un po' dannato, ma mi fa ridere adesso definirlo così, era davvero solo un ragazzino pure lui) e quelle che mostravano disinteresse

Naufragando dolcemente verso la fine dell'estate

La spiaggia di Arenal d'en Castell, Minorca. Non ho ancora ripreso davvero a lavorare, ma diciamo che questa è la settimana di transizione: mi rilasso ancora finché posso ma con uno sguardo alle email, visto che in genere fino all'ultimo non so mai bene di che morte morirò (o di che vita vivrò, meglio). Dopo anni e anni e anni e anni, credo sia il primo agosto in cui mi sono trovata senza nulla da fare. Di solito a parte i giorni in cui me ne vado proprio via, c'è sempre qualcosa sopra la scrivania ad aspettarmi. Quest'anno l'organizzazione è stata un po' diversa, e probabilmente complice il fatto che lavoro anche un pochino meno da quando c'è la piccola, ho fatto davvero vacanza. Anche quando ero a casa. È stato ed è ancora, per ora, bellissimo. Faccio finta di non avere l'ansia da poca fatturazione, soprattutto ora che sto pagando a rate tasse e INPS e con l'anticipo di novembre che mi guarda, ancora da lontano, ma con il suo piglio fastidio

Basta così

C'è stato un momento, nella mia vita, in cui temevo di sedermi a tavola con i miei, perché non volevo sentirmi porre la domanda: "Allora, quando ti laurei?". Gli esami li avevo finiti, mancava solo la tesi. Non so perché sono finita a impelagarmi con un autore austriaco pesantissimo, che non mi dava nessuna soddisfazione. Mentre la tesi della triennale l'avevo scelta partendo da una cosa che mi era piaciuta, collegandola a un'altra che mi piaceva tanto, con una professoressa che adoravo, questa me l'ero fatta dare dal prof e basta. Avevo sperato potesse diventare interessante, e invece per niente.  Così mi sono bloccata. Nel frattempo lavoravo, che a volte è deleterio, soprattutto se trovi un lavoro che ti piace tanto e dici: va be', è qui che voglio stare, ormai la laurea a che mi serve? Eppure per un senso di compiutezza non potevo certo lasciarlo lì, questo biennio ormai finito. Con tutta la fatica, gli esami fatti bene, lo studio la sera dopo il lav