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Visualizzazione dei post da maggio, 2017

Ricordi al futuro

L'estate è arrivata di soppiatto, fra un megatemporale e qualche giornata nuvolosa carica di umidità, si è infilata come un gatto sinuoso e ozioso con i suoi cieli quasi tersi e le ore del pomeriggio caldissime. Ma le mattine sono ancora fresche, mi lasciano passeggiare in pace e mi godo con gioia le corse in bicicletta con il vento appena tiepido e piacevole a scorrermi sulla pelle. Scendo  e risalgo le strade della città, che ormai sento la «mia» città – oh, finalmente abbiamo lasciato quel paesino orribile dove abitavamo prima! – fingendo di essere in vacanza anche se non è così. Scopro stradine e scorciatoie, esploro parchi e piste ciclabili, mi fermo a salutare i conoscenti, come se qui fossi a casa mia da sempre. Vi assicuro che non solo è una sensazione piacevole, ma proprio appagante.  Prima, dove abitavo quando abitavo con i miei, era una sensazione scontata. Giravo per le strade che erano state le strade della mia infanzia e, soprattutto, dell'adolescenza. Salivo

Giro di boa

Quando ero alle elementari, almeno per i primi 3 anni non ci facevano usare il diario per scrivere i compiti. Be', all'inizio per forza, non sapevamo nemmeno scrivere (alcuni di noi sì, mia mamma me l'aveva insegnato, ma insomma, ci siamo capiti). E io ogni anno mi compro un'agenda, perché mi piacciono gli articoli di cartoleria, perché ci sono agende molto belle, perché mi piace l'idea di annotarmi le cose che devo fare e a volte mi ci metto d'impegno e le annoto sul serio: scadenze, appuntamenti eccetera. Un modo per mettere ordine. La verità è che lo faccio solo per usarla, l'agenda che a dicembre ho tanto desiderato, ma poi non vado mai a vedere quello che ho scritto perché mi ricordo tutto a memoria. Non c'entra se le cose siano tante o poche, se gli orari siano flessibili o fissi, io guardo l'agenda di rado e giusto per una conferma di quel che già so. Insomma, mi ritrovo alla fine che a casa ho tutta una serie di agende mezze vuote. Non

Carte scoperte – Obbligo di commento

Stamattina mentre allattavo (va be', per dire che non è che cazzeggi tutto il giorno, mi rilasso solo in quel momento lì) ho letto un post che mi ha fatto ripensare a quando ho aperto questo blog. E così mi sono chiesta non tanto chi ero?, com'ero?, cos'ero? quando l'ho aperto, bensì, chi eravate?, come eravate?, cos'eravate? E adesso, chi siete, come siete, cosa siete? (E cosa volete? Un fiorino! ...va be'). Insomma, che fine hanno fatto le persone che mi ruotavano attorno all'epoca? Parlo di quelli che leggevano qui, quelli che leggevano qui ma che conoscevo anche di persona, quelli che non leggevano allora e leggono oggi ma non commentano (quasi) mai... Avanti, su, chi siete, ci siete ancora?, o siete tutti scappati altrove a fare altro? Un giorno forse questo blog finirà, non lo so, a volte ci ho pensato, intanto ne ho aperto un altro che parla di tutt'altro (e intanto dovrei lavorare su dei libri, e non scrivere qui ma mi è partito l'impulso