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Visualizzazione dei post da 2017

Una tradizione è una tradizione

No ragazzi, qui siamo quasi fuori tempo massimo e io ancora non ho postato il mitico post di Natale! Ci sono – forse – nuovi lettori che non conoscono l'unica tradizione di questo blog, ovvero, la pubblicazione della storia di Babbo Natale più bella di sempre. Questa storia non ho mai capito se il prof Carlo Bassi l'avesse riscritta con parole sue, copiata da qualche altra parte, o magari semplicemente tradotta dall'inglese. Il blog su splinder del prof è stato uno dei primi nei quali mi sono imbattuta quando ancora non sapevo cosa fosse un blog, quando da poco avevo iniziato il tirocinio da redattrice e cercavo qualche risposta a qualche dubbio di traduzione dall'inglese. Il suo blog non è più attivo da qualche anno, e da qualche anno – ho scoperto di recente – il prof in questione è deceduto. Ma so che è stato mentore per molti, e a lui devo qualche dritta su come rendere meglio in italiano una frase in inglese, la scoperta di Mordecai Richler, una battuta di Winst

Hic et nunc

Credo che tutti abbiano un luogo del cuore, intendo un posto dove ritrovano se stessi, la pace, riordinano le idee, calmano i nervi e placano la rabbia, piangono in pace o asciugano le lacrime. La cosa migliore sarebbe averne tanti, e di tutti i tipi, posti che puoi portarti dietro quando ti allontani da casa, oltre a quelli fisici dove andare quando ne hai bisogno. Io penso di averne tanti, di questi luoghi, e forse questo rispecchia il bisogno di averne, che probabilmente mi ha accompagnato negli anni, e il bisogno di crearne ovunque mi trovassi. Va da sé che anche qui, questo blog, è ormai diventato un posto del cuore, fra l'altro uno di quelli «trasportabili», dove mi sento bene e dove a volte vengo a scrivere, anche solo in bozze e senza pubblicare, per il solo piacere di farlo, e di farlo proprio qui. Eh sì, non tutti i post alla fine li pubblico, alcuni li inizio senza nemmeno finirli. Devo dire però che i post pubblicati sono tutti frutto dell'immediatezza, li ri

Sfiorarsi

Foto dal nostro viaggio di nozze giugno 2014, Skye Island, Scotland Voi siete innamorati? No, non dovete rispondere raccontandomi i fatti vostri, ovviamente, ma è una domanda che mi fa riflettere, soprattutto perché mi è capitato di recente di vedere diverse persone che sembravano unite dalle circostanze, dagli anni, dalle decisioni prese in passato più che dall'amore. Parlo proprio di essere innamorati davvero – be', ognuno a modo proprio, comunque. Non so cosa significhi universalmente, ciascuno di noi, suppongo, considera la questione in modo diverso, ma so che a parte non poter immaginare di condividere la mia vita con nessun altro se non con lui, ci sono tutta una serie di cose che faccio perché c'è lui, (anche) grazie a lui, oppure pensando a lui, pensando alla sua felicità. Non significa che sacrifico me, significa che far felice me stessa è un modo per far felice anche lui (e lo so anche perché è lui per primo a dirmelo). Ma anche viceversa. So, per e

Il respiro

Il punto non è non aver nulla da dire o da scrivere, anzi, forse il punto è proprio il contrario: ci sono troppi pensieri che si affollano qui dentro (dito indice picchietta sulla tempia) e fatico a trovare il tempo (sguardo vola sulla scrivania che porta ancora i "cadaveri" di tutto il lavoro di un mese) per riassumerli. Perché buttarli lì così come sono sarebbe un profluvio inconsistente, mentre per impacchettarli bene ci vuole pazienza, tempo, e anche ispirazione. Poi, diciamoci la verità, ne ho talmente le palle piene di tutti questi opinionisti e di tutte queste opinioni che sembra avere chiunque e che vengono buttate lì, a volte secondo me abbastanza a casaccio e poco ponderate, per poi correggere il tiro o difendere anche l'indifendibile con ogni argomento possibile, che francamente preferisco tacere. E sono stata più volte tentata di dire qualcosa su qualche argomento di attualità che nelle ultime settimane ha provocato non poca cagnara (perché per la maggior pa

Thirty-four on the floor

Il 26 settembre ho compiuto gli anni e ho cercato di scrivere un post ma non ce l'ho fatta, perché ho passato tutto il giorno e anche la sera a lavorare come una matta. Il giorno dopo ci ho riprovato, ma un'urgenza lavorativa mi ha fatto fare la mezzanotte per il secondo giorno di fila. Poi ho rallentato, mi sono riposata, ho sfogato l'ansia accumulata lontana dal computer, ho pensato che tipo di festa organizzare e l'abbiamo finalmente fatta, questa festa, ieri 1° ottobre.  Compiere gli anni in mezzo alla settimana di solito mi fa perdere la verve di festeggiare con gli amici e mi limito a gozzovigliare in famiglia, ma stavolta, avendo passato quella che io definisco "la settimana di compleanno" peggiore della mia vita da che ricordi, non mi sono data per vinta. Una grigliata di hamburger di scottona, salsicce, torta salata (per l'amico vegetariano) e verdure alla piastra, all'aperto grazie alla clemenza del clima, innaffiata di vino e birr

Settembre, io ti conosco

Settembre, settembre, l'inizio per eccellenza, soprattutto se, come quest'anno, hai già rinfrescato l'aria e non ci inganni con un'estate prolungata (che io non potrei sopportare, tipo l'anno scorso). Settembre, amore e odio, perché prima ero in vacanza e adesso mi tocca fare, ma mi piace fare quindi in realtà non mi lamento. Settembre, di nuovi inizi anche se con numeri vecchi, e senza i bagordi del 31 dicembre, e i risvegli sonnolenti del 1° di gennaio. Settembre, che poi compio pure gli anni in questo mese, quindi diciamocelo, più di così. Settembre che oggi piovi come Dio la manda, e devo tirare fuori i vestiti lunghi e scoprire che devo comprare roba nuova (per me non tanto, magari, ma per la piccoletta). E naturalmente sono senza soldi. Settembre che come al solito mi farai arrivare un raffreddore fotonico (ma poi starò a posto fino a gennaio e oltre, forse eh). Settembre, sei appena iniziato e ti dicono già di tutto, ma io ti amo tantissimo, pi

A.V.

Di tanto in tanto questa storia mi ritorna in mente. Sono passati più di 20 anni ormai, ma ogni tanto ripenso ancora ad A.V. Stamattina mentre cercavo di rubare ancora un po' di riposo alle prime luci del mattino, A.V. mi è tornato in mente come un lampo. A.V. era un ragazzino ma io ero più ragazzina di lui. Quando lo conobbi per la prima volta, erano le voci degli altri a raccontarmelo. Ragazzo in affido, con una storia alle spalle di cui non so nulla perché nessuno me l'ha mai raccontata bene, era noto per essere un po' casinaro. Ma a conti fatti, penso non facesse nulla di che. Però lo conoscevano tutti, passava con la sua Vespa rosa e lasciava il segno.  Quando seppi di lui, della sua esistenza, quando lo vidi davvero per la prima volta eravamo al centro estivo. Le ragazzine erano divise fra quelle mezze innamorate (il tipo bello e un po' dannato, ma mi fa ridere adesso definirlo così, era davvero solo un ragazzino pure lui) e quelle che mostravano disinteresse

Naufragando dolcemente verso la fine dell'estate

La spiaggia di Arenal d'en Castell, Minorca. Non ho ancora ripreso davvero a lavorare, ma diciamo che questa è la settimana di transizione: mi rilasso ancora finché posso ma con uno sguardo alle email, visto che in genere fino all'ultimo non so mai bene di che morte morirò (o di che vita vivrò, meglio). Dopo anni e anni e anni e anni, credo sia il primo agosto in cui mi sono trovata senza nulla da fare. Di solito a parte i giorni in cui me ne vado proprio via, c'è sempre qualcosa sopra la scrivania ad aspettarmi. Quest'anno l'organizzazione è stata un po' diversa, e probabilmente complice il fatto che lavoro anche un pochino meno da quando c'è la piccola, ho fatto davvero vacanza. Anche quando ero a casa. È stato ed è ancora, per ora, bellissimo. Faccio finta di non avere l'ansia da poca fatturazione, soprattutto ora che sto pagando a rate tasse e INPS e con l'anticipo di novembre che mi guarda, ancora da lontano, ma con il suo piglio fastidio

Basta così

C'è stato un momento, nella mia vita, in cui temevo di sedermi a tavola con i miei, perché non volevo sentirmi porre la domanda: "Allora, quando ti laurei?". Gli esami li avevo finiti, mancava solo la tesi. Non so perché sono finita a impelagarmi con un autore austriaco pesantissimo, che non mi dava nessuna soddisfazione. Mentre la tesi della triennale l'avevo scelta partendo da una cosa che mi era piaciuta, collegandola a un'altra che mi piaceva tanto, con una professoressa che adoravo, questa me l'ero fatta dare dal prof e basta. Avevo sperato potesse diventare interessante, e invece per niente.  Così mi sono bloccata. Nel frattempo lavoravo, che a volte è deleterio, soprattutto se trovi un lavoro che ti piace tanto e dici: va be', è qui che voglio stare, ormai la laurea a che mi serve? Eppure per un senso di compiutezza non potevo certo lasciarlo lì, questo biennio ormai finito. Con tutta la fatica, gli esami fatti bene, lo studio la sera dopo il lav

A cercar risposte

L'ultimo post che ho letto da Patalice (lo trovate qui ) mi ha fatto riflettere sulle aspirazioni di quando si è piccoli. Mentre lo leggevo la mia testa faceva un percorso veloce partendo dall'asilo agli anni dell'università, alla ricerca della me bambina prima e giovane poi che cercava una risposta alla domanda: Cosa vuoi fare da grande? Come rispondevo io a quella domanda? Finché ero piccola probabilmente sparavo la prima cosa che mi veniva in mente: credo di aver enunciato i lavori più disparati. È probabile che nel giro di pochi giorni la mia risposta potesse passare da maestra a infermiera ad astronauta e perfino elettricista (so che c'è stato un periodo in cui l'ho detto, volevo seguire le orme di papà). Avevo più certezze su quel che non sapevo fare e quel che non volevo diventare: di sicuro non ero capace di disegnare, quindi escludevo abbastanza a priori tutto ciò che poteva ruotare attorno all'arte o anche al disegno tecnico (che mi piaceva, m

Libri e copertine

Sto leggendo un libro che ho comprato quasi 10 anni fa e che alla fine, non so perché o per come, non ho mai letto. Non era un titolo famoso, era semplicemente appena uscito e io ero in pieno periodo rosso: ero attirata dai libri con la copertina rossa. La copertina del libro in questione, però, a parte il rosso al centro ha una foto che per qualche motivo mi è risultata un po' antipatica, una volta a casa. Non c'è una ragione precisa, solo una cosa a impatto: forse il profilo dell'uomo che c'è lì non mi piace nemmeno un po' e mi dava l'idea che dovesse essere uno di quei libri noiosi, troppo densi, scritti da una qualche specie di bohémien dell'ultima ora.  Ho avuto qualche pomeriggio senza lavoro, e così ho pensato di darmi alla lettura, dato che ultimamente, a parte i libri che correggo, fatico a leggere altro (non è proprio vero, ho appena finito di leggere su Kindle Il commesso di Malamud, che mi è piaciuto TANTISSIMO!). Insomma, La fornac

La meraviglia a un passo

La settimana scorsa ero nervosa. Non capivo perché, ma non riuscivo a scrollarmi di dosso questa sensazione. Non ero particolarmente stanca, anzi ho avuto meno lavoro del solito, la piccola ha dormito abbastanza regolarmente, i ritmi durante la giornata non erano male, abbiamo avuto più serate di seguito tutte per noi... eppure avevo lo stomaco che si contraeva e non riuscivo a rilassarmi. Il che mi ha portato pure ad avere mal di schiena in più punti evitandomi la possibilità di riposare e muovermi bene. Non capivo cos'era, ma piano piano si sono definiti i contorni della mia mancanza. Avevo bisogno di andare via, di muovere le gambe verso luoghi inesplorati seppure vicini. Il fine settimana il tempo è stato bello, molto bello, anzi direi perfetto: non faceva più troppo caldo, si stava benissimo, le massime in montagna raggiungevano i 25 gradi ma le giornate erano serene, il cielo terso, azzurro da specchiarcisi, e il sole caldo ma piacevole. Pensavo che forse sarei voluta andar

That's Life

Mi rendo conto che d'improvviso il tempo ha due facce. La prima è quella della mancanza: non riesco a trovare il tempo per farmi una doccia, molto spesso, fatico a trovare il tempo per lavorare bene e con la dovuta calma e quindi mi ritrovo a dover concentrare moltissime energie in poche ore, per cercare di fare e fare bene come prima, se non di più. L'altra è la dilatazione: la scusa di non poter lavorare quando devo stare con mia figlia è un'ottima scusa per mettersi l'animo in pace e fare altro, insieme a lei. E così la mattina passeggiamo insieme con il cane, prendiamo la bicicletta e ce ne andiamo in giro per la città, oppure ci fermiamo in un parco e giochiamo. Giochiamo tantissimo. Stamattina, visto che lei era più stanca del solito, ho optato per allungare la passeggiata con il cane, così da accontentare un po' di più anche lui. Mi sono caricata la piccola sul marsupio, ho preso il cane al guinzaglio e ci siamo dirette al parco dei Laghetti,

1998: l'Estate con la E maiuscola

Ce ne sono state tante di estati, ma quella del 1998 è stata unica. Ancora oggi so dire che una tal canzone è di quell'anno (o al limite dell'anno precedente) perché è stata fra i pezzi che hanno formato la colonna sonora di quei 3 mesi meravigliosi. E pensare che è stato pure l'anno del mio primo e unico incidente in motorino! TUTTO EBBE INIZIO CON I MONDIALI: La finale Francia-Brasile vista al bar con i ragazzi del Progetto giovani.  Cosa ce ne importasse di Francia e Brasile, non lo so proprio, però da lì in poi frequentare quel giro di amici è stato praticamente naturale. GLI AMICI: quell'estate è stata consacrata alle amicizie. Ho iniziato a frequentare il Progetto giovani già nell'inverno-primavera, ma l'estate ci incontravamo prima tutti lì, poi la sera eravamo tutti al pub del paese a bere birra e sangria. (Avevo 15 anni nemmeno, ma erano altri tempi, si riusciva ancora a fare senza troppi problemi...). Con me, alcune amiche della mia stess

Il calcio no

Lo so che è più di pancia che di cervello, ma è venuto così. L'altro giorno una signora che conosco molto bene è stata aggredita in città. Indovinate di che colore era la pelle dell'aggressore? Di che nazionalità era?  Domenica io e mio marito discutevamo su questa cosa dei pregiudizi. Ne abbiamo tutti e di tutti i colori, certo, non siamo perfetti. Ma almeno cerchiamo di fare il possibile per superarli, cerchiamo di immedesimarci, di provare quella che ormai è sulla bocca un po' di tutti: l'empatia. E che sia sulla bocca di tutti suppongo non sia casuale, dato che il problema è la sua mancanza. Non sono una femminista, non mi reputo tale, o comunque non mi interessa essere o non essere definita in questo modo. Sono d'accordo che una donna debba avere l'opportunità di arrivare dove può arrivare un uomo, sono d'accordo che un uomo possa accedere a cose che prima erano considerate di esclusivo patrimonio femminile: mi sembra solo normale, non fem

Riflessi d'estate

Stamattina dopo la solita passeggiata con canetto ho inforcato la bici e ho portato la piccola in un parco della città a due passi da casa. Non ci ero ancora mai stata, benché sapessi della sua esistenza, per il semplice fatto che non ne avevo avuto il tempo. Avevo prediletto altri parchi, altri percorsi, ma oggi mi sono finalmente decisa. Scoprire di avere a due pedalate da casa un luogo di pace assoluta (seppur anche di assoluti moscerini, dato che ci sono dei laghetti) è stata una bella novità. Non pensavo di ritrovarmi in un luogo così silenzioso (forse semplicemente sono riuscita a escludere i rumori, o quelli dell'acqua coprivano gli altri). Mi sono sentita a casa, come a casa mi sentivo fra i campi del mio paese, a girare in bici d'estate, quando ero un po' sola, con gli amici in vacanza e i pochi rimasti con poche libertà d'uscita. Mi sono sentita come quando finiva la scuola e c'era quel velo di malinconia che ti stringeva lo stomaco come una piccola m

Scherzi del cervello

Se avessi una seconda possibilità, cioè una seconda vita, studierei biologia o un'altra materia scientifica insomma, magari addirittura medicina. Ma dico senza perdere l'esperienza delle materie umanistiche, insomma, proprio una seconda vita con il ricordo della prima. Mi sarebbe piaciuto poter fare entrambe le cose (e c'è chi è così bravo da riuscire a farlo, io probabilmente avrei bisogno davvero di una vita in più). Penso che chi studia il cervello e come funziona sia davvero fortunato. Ci sono cose del cervello che probabilmente sconfinano quasi dallo scientifico al metafisico (o forse no, non ne ho idea), comunque devo dire che è un attrezzo davvero molto interessante. Stavo pensando giusto ieri a quando il cervello ci gioca strani scherzi: un tipico esempio è quello del déjà-vu, cioè quando d'improvviso si ha la sensazione di aver già vissuto esattamente la stessa scena, la stessa esperienza che si sta vivendo. Chissà cosa la scatena (o forse si sa già con p

Ricordi al futuro

L'estate è arrivata di soppiatto, fra un megatemporale e qualche giornata nuvolosa carica di umidità, si è infilata come un gatto sinuoso e ozioso con i suoi cieli quasi tersi e le ore del pomeriggio caldissime. Ma le mattine sono ancora fresche, mi lasciano passeggiare in pace e mi godo con gioia le corse in bicicletta con il vento appena tiepido e piacevole a scorrermi sulla pelle. Scendo  e risalgo le strade della città, che ormai sento la «mia» città – oh, finalmente abbiamo lasciato quel paesino orribile dove abitavamo prima! – fingendo di essere in vacanza anche se non è così. Scopro stradine e scorciatoie, esploro parchi e piste ciclabili, mi fermo a salutare i conoscenti, come se qui fossi a casa mia da sempre. Vi assicuro che non solo è una sensazione piacevole, ma proprio appagante.  Prima, dove abitavo quando abitavo con i miei, era una sensazione scontata. Giravo per le strade che erano state le strade della mia infanzia e, soprattutto, dell'adolescenza. Salivo

Giro di boa

Quando ero alle elementari, almeno per i primi 3 anni non ci facevano usare il diario per scrivere i compiti. Be', all'inizio per forza, non sapevamo nemmeno scrivere (alcuni di noi sì, mia mamma me l'aveva insegnato, ma insomma, ci siamo capiti). E io ogni anno mi compro un'agenda, perché mi piacciono gli articoli di cartoleria, perché ci sono agende molto belle, perché mi piace l'idea di annotarmi le cose che devo fare e a volte mi ci metto d'impegno e le annoto sul serio: scadenze, appuntamenti eccetera. Un modo per mettere ordine. La verità è che lo faccio solo per usarla, l'agenda che a dicembre ho tanto desiderato, ma poi non vado mai a vedere quello che ho scritto perché mi ricordo tutto a memoria. Non c'entra se le cose siano tante o poche, se gli orari siano flessibili o fissi, io guardo l'agenda di rado e giusto per una conferma di quel che già so. Insomma, mi ritrovo alla fine che a casa ho tutta una serie di agende mezze vuote. Non

Carte scoperte – Obbligo di commento

Stamattina mentre allattavo (va be', per dire che non è che cazzeggi tutto il giorno, mi rilasso solo in quel momento lì) ho letto un post che mi ha fatto ripensare a quando ho aperto questo blog. E così mi sono chiesta non tanto chi ero?, com'ero?, cos'ero? quando l'ho aperto, bensì, chi eravate?, come eravate?, cos'eravate? E adesso, chi siete, come siete, cosa siete? (E cosa volete? Un fiorino! ...va be'). Insomma, che fine hanno fatto le persone che mi ruotavano attorno all'epoca? Parlo di quelli che leggevano qui, quelli che leggevano qui ma che conoscevo anche di persona, quelli che non leggevano allora e leggono oggi ma non commentano (quasi) mai... Avanti, su, chi siete, ci siete ancora?, o siete tutti scappati altrove a fare altro? Un giorno forse questo blog finirà, non lo so, a volte ci ho pensato, intanto ne ho aperto un altro che parla di tutt'altro (e intanto dovrei lavorare su dei libri, e non scrivere qui ma mi è partito l'impulso

Teoria della realtà

Venerdì pomeriggio prima del ponte, mi pare una scelta davvero azzeccata per pubblicare un post! Ma siccome non me ne importa nulla, e comunque tanto sono sempre i soliti a leggere qui, va benissimo anche così. «La realtà non è strana, non è imprevista. La realtà non risiede nell'improvvisa, allucinante successione degli eventi. La realtà è mancanza di eventi, vuoto, piattezza. La realtà è che non accade nulla. Quanti avvenimenti della storia, provate a domandarvi, sono accaduti per questa o quella ragione, ma fondamentalmente per nessun'altra ragione che il desiderio di far accadere qualcosa? Ecco, vi presento la Storia, la contraffazione, il diversivo, il dramma che oscura la realtà. La Storia, e il suo parente prossimo, la finzione teatrale... E non vi ho forse invitato a ricordare, ragazzi, che per ogni protagonista comparso per una volta sul cosiddetto palcoscenico della storia, sono stati migliaia, milioni coloro che non sono mai entrati nel teatro, che non hanno m