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Elogio della non-passione

Oggi ho letto un post illuminante e voglio fare la mia parte. Diffondere anch'io questo elogio della non-passione. Il post che ho letto e al quale mi ispiro è questo, e vi prego di leggerlo altrimenti mi sentirei di dovermi autoaccusare di plagio. Ma mi sono ritrovata così tanto in tante delle cose scritte che non ho potuto fare a meno di rifletterci per almeno un'ora prima di decidermi a scriverne anche io.

Frittelle con l'unico scopo di distrarvi.

Premetto che probabilmente parte della riflessione inizia da un punto dolente: momenti di scarsa autostima. Non in questo momento della mia vita, magari, ma non ne sono stata esente. Quei periodi in cui ti chiedi cosa sto facendo? Cosa dovrei fare? Perché non riesco a? Tutte cose che poi finiscono in un grande calderone, che va sotto il nome di identità.

Cosa mi definisce? 
Quando ti iscrivi a un social network compili, se vuoi, un form di informazioni base che potremmo riassumere in: quali sono le tue passioni?
Già, bella domanda: quali sono le mie passioni?
Quando ero più giovane non sapevo rispondere bene a questa domanda: leggere? Studiare? Mi pareva limitato e limitante. Una volta, alla domanda ho risposto leggere, mi è stato chiesto: e cosa stai leggendo in questo momento? Pensate un po' alla mia risposta, che cosa vi aspettate? Secondo voi cosa stavo leggendo io, diciassettenne o giù di là, in quel periodo della mia vita, con tutti gli stimoli che mi potevano venire dalla scuola, dall'estate, dal tempo libero che avevo? 
On writing. Un libro di Stephen King che non è nemmeno un romanzo, ma una sorta di saggio in cui lui spiega quali sono secondo lui gli ingredienti del buon scrivere. Oltre a qualche dettaglio divertente e non della sua vita privata. 
Be', si vede che la scrittura ti appassionava già.
Nì, quello che più ricordo di quel libro sono i passaggi autobiografici dell'infanzia di Stephen King. Per dire.

Quando ho aperto questo blog ricordo bene l'imbarazzo di dover scegliere "di quale argomento parla questo blog"? Ma non era un problema, perché l'unico motivo per cui si chiama Tuttalpiù... scrivo non è certo perché vuole essere un blog che parla di scrittura, ma è il mezzo che avevo – e che ho ancora – per raccontare e scrivere di me quando ne ho bisogno. 
Qualche mese fa mi sono messa in testa di aprire un altro blog, uno diverso, meno personale, dedicato a una cosa, magari una cosa con le sue varie sfaccettature, ma una cosa, più "professionale" per così dire. Sì, bello, bene: basta decidere quale cosa. 
Quale cosa ti appassiona tanto da voler dire la tua e raccogliere le opinioni di altri e aprire un dibattito su quell'argomento o su una delle sue declinazioni? Già, quale? Come potete immaginare, non mi sono ancora data una risposta. 
Di certo non argomenti come food, fashion, o, che ne so, filantropia, per restare nell'ambito delle f (va be', chiaro che di figa non parlo, su :D), quindi per una naturale inclinazione verrebbe da dire: e dài, parla di libri. Sì, certo. Bene. No. 
Potrei dilungarmi molto sul perché no, ma una per tutte: credo che ci siano già abbastanza bookblogger in giro, almeno quanti sono i foodblogger. Ma non è la concorrenza a spaventarmi, è che se posso avere una passione per la lettura ho come idea che recensire non sia parte delle mie inclinazioni. Ciò non toglie che di tanto in tanto parlo di libri o ne recensisco uno, ma fare solo quello? No, be', mi annoierei da sola.


Butta lì una foto della Scozia che ci sta sempre bene

Scartata questa, me ne sono naturalmente venute in mente altre, ma si finiva sempre là: nessuno degli argomenti che mi venivano in mente mi faceva battere tanto il cuore. A differenza di questo blog, che me lo fa battere parecchio ma è una cosa del tutto diversa.
Insomma, non è che l'autostima fosse schizzata alle stelle quando ho pensato che, stringi stringi, dove sta la mia passione? Sono una persona che ne è priva?
Quando andavo a scuola qual era la mia materia preferita? Mi piacevano tutte. Voglio dire, adoravo la matematica tanto quanto adoravo italiano, o fare le versioni di latino o storia dell'arte o le proiezioni ortogonali. Alcune mi riuscivano meno bene (le proiezioni ortogonali in particolare – manina pesante) ma non perché non mi piacessero. 

Sport: mi piaceva la pallavolo ed ero brava, ma dopo un paio di anni ho mollato. Ero brava, certo non ero una campionessa. Mi piaceva fare sport in generale, ma senza ammazzarmi più di tanto, e andava bene muoversi, poco importava in che modo.
Se è vero che leggo molto, leggo molte cose molto diverse fra loro e vado a periodi. E di certo se devo pensare se preferisco serata-libro o serata-film non so dare una risposta: dipende. Anche serata-niente mi va bene, a volte (quelle in cui fai zapping in tivù guardando un po' di tutto e quindi alla fine non guardando niente).
Se è vero che mi piace la letteratura americana, mi piace anche quella italiana, inglese e tedesca, la francese la conosco meno ma troverei del buono anche lì come altrove, ma mi piace leggere anche saggi di storia o di linguistica, di geografia o di sociologia.
Mi piacciono i film drammatici, o storici, o dell'orrore, quelli splatter, quelli demenziali, i cartoni animati... dipende sempre dal film. Non vuol dire che mi piace tutto. Ma non mi sento nemmeno di dire che un genere non mi piace tout court.
Insomma, che calderone.

Ragioniamo al negativo? Proviamo.
Non ho la passione della cucina ma ho imparato a cucinare e di tanto in tanto riesco a metterci anche un velo di fantasia; non sono un'esperta di musica ma so che cosa mi piace e che cosa no, e ascolto i consigli e le idee di chi se ne intende più di me; non sono una escursionista provetta ma mi piace fare trekking e al mare mi annoio dopo un po', ma ogni tanto ho voglia solo di mare e relax, e non ho mai imparato a nuotare in modo serio ma so nuotare a modo mio, e non annego e non ho paura dell'acqua alta. Mi piace partire e viaggiare ma anche tornare alla routine e starmene un po' a casa mia.
Mi piacciono le fotografie, ma non ne so assolutamente nulla: ho provato a capirci qualcosa tempo fa, dopo aver ripescato la vecchia macchina fotografica di mio papà, e dopo aver letto tante cose sulla pellicola e sullo sviluppo... e poi basta. Però ho scoperto tanti bellissimi blog, grazie a questa breve incursione in quel mondo.

A differenza del post che vi ho citato all'inizio, però, non credo di essere una persona che si appassiona alle passioni altrui, o che si appassiona delle persone che si appassionano: ma forse mi piace l'ampio spettro che offre la vita, provare un po' di tutto come quando pilucchi in un buffet e vai di carne e di pesce e di alcolico e di analcolico, e non ti interessa alla fine dire cos'è che ti è piaciuto di più ma ti basta la sensazione di soddisfazione che hai al termine del banchetto con la mescolanza dei sapori nella bocca
Siamo quello che facciamo? Quello che facciamo, le nostre passioni, ci definiscono come persone? 
Secondo me, no. O meglio, non solo. Non siamo contenitori, e so che è normale per l'uomo trovare un modo per definire la propria identità, e che attorno all'identità ci si fanno di quei pipponi filosofici da paura. C'è molto di più di quello che facciamo, c'è come lo facciamo, con chi e c'è anche quello che non facciamo e diciamo e non diciamo, e le emozioni che proviamo e quelle che suscitiamo e poi c'è qualcosa che penso nemmeno dopo tanti secoli e dopo tanti altri secoli ancora, nessuno sarà mai in grado di dire.

E alla fine, ho scoperto, mi piaccio.


Commenti

bob ha detto…
Sollevi una questione spinosa, e guarda caso ne parlavo con un'amica tempo fa. Provocatoriamente lei mi sfidava a descrivere le persone che conosco in base a quello che sono senza fare menzione di quello che fanno. Sono del parere che cio' che ci definisce sono le qualita', le peculiarita' che fanno parte della nostra personalita', piuttosto che quello che facciamo o rappresentiamo nella societa'. Siamo quei tre-quattro aggettivi piuttosto che quelle attivita' che facciamo o quei generi che ci piacciono. Sicuramente questi derivano dalle nostre inclinazioni, ma poi il discorso si fa lungo. Ciao.
Mareva ha detto…
Ci rifletto spesso anche io su questa cosa. Sul definirmi attraverso le mie passioni. Cosa che non so fare perché non so quali siano le mie passioni. Spesso mi mandava in crisi la questione ora ho imparato a essere così, a innamorarmi e disinnamorarmi di tutto.
Miky ha detto…
eh sì, @Bob il discorso si fa lunghissimo se vogliamo! Probabilmente non è sbagliato dire che quello che facciamo e come lo facciamo dice molto su di noi, che poi tutto ciò non sia definibile in poche parole forse è un limite del linguaggio... o è che siamo più complessi di così :) Ciao!
Miky ha detto…
@Mareva innamorarmi e disinnamorarmi lo faccio di continuo pure io, fa piacere sapere di non essere tanto sbagliata, visto che non sono l'unica :) ciao!

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