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Christmas again

Eccoci qui, il Natale è vicino (almeno da quando è passato Halloween) e ho deciso di pubblicare oggi il post tradizionale natalizio. Tradizionale per questo blog, insomma, mi piace l'idea che magari qualcuno aspetta questo periodo per leggere il  post sul nostro incazzatissimo Babbo Natale. (Forse sì e no un paio di persone, non credo siano in molti a passare di qui con regolarità... :)).
Ho deciso di pubblicarlo oggi perché è Santa Lucia e, proprio come la storiella di Babbo Natale, ne approfitto anche per ricordare che Santa Lucia non è più il giorno più corto che ci sia, visto che quello è il solstizio d'inverno che cade il 22-23 dicembre. Ma una volta lo era sì, e questo scarto di dieci giorni è dovuto al passaggio dal calendario giuliano a quello gregoriano, introdotto nel 1582 con la bolla Inter gravissimas. Quella volta hanno tolto dieci giorni al calendario e fatto tutta una serie di calcoli per cui ora ogni 4 anni abbiamo un giorno in più eccetera eccetera.
Le informazioni su Santa Lucia, così come il racconto che leggerete fra poco, sono tutte informazioni da ricondurre a una fonte non più attiva su internet, il blog del prof Carlo Bassi, che non so assolutamente che fine abbia fatto, ma siccome a quel blog devo molto, e queste piccole cose sono diventate un appuntamento ormai abituale, lo cito lo stesso, anche se, ripeto, il blog non esiste più.
Il prof Carlo Bassi, inoltre, era solito consigliare di usare a proprio vantaggio la conoscenza dei nomi delle renne, che sono 9, per fare scommesse e vincere birre. Se volete farlo, vedete voi, prima però bisogna impararli bene.


« Per Babbo Natale non era il giorno giusto. L’idea di farsi tre o quattro volte il giro del pianeta, gridando “ho ho” a Dasher, Dancer, Prancer, Vixen, Comet, Cupid, Donner, Blitzen e Rudolf e scarrozzare per il cielo lasciandosi dietro una scia di sbriluccicanti freschi fosforescenti gli era sempre piaciuta, in fondo. Era come la notte della prima, e il tutto era molto hollywoodiano, compresa quella schifosissima Cacca Cola che lo costringevano a bere negli spot in TV. Ma quest’anno era diverso: peso sullo stomaco, sicuro che il costume rosso con il pelo bianco gli avrebbe tirato sul sedere e sulla pancia anche più dell’anno prima. Comunque sia, pensò, c’è una pipinara che mi aspetta e non posso deluderli. Ed ecco che Santa scende nella stalla: nessuno ha preparato la slitta, strano. Attacca le renne, e gli paiono bizzosette anziché no, compreso Rudolf che va orgoglioso del naso rosso che fa tanto Natale e ricorda certi hobby del capo. Spingi, sposta, slaccia, riallaccia, alla fine sono più o meno tutte al loro posto, ma Vixen scalcia, le altre si imbizzarriscono, la slitta si rovescia su un fianco, un pattino esce dalla sua sede. Santa bofonchia e accenna anche alcune considerazioni su quella zoccola di Vixen che ha un nome da fumetto porno… Si china per risistemare il pattino e… crack. I pantaloni gli si sgarrano proprio al centro… lo sapevo… lo sapevo. Reggeranno? Be', prima finiamo di caricare, poi se c’è tempo gli diamo una cucitina. Arriva davanti al capannone dei regali, ma c’è uno strano silenzio: e dire che a quest’ora dovrebbe brulicare di elfi che preparano le cataste di pacchi. Neanche l’ombra. Strizza gli occhi: cos’è quella roba attaccata al portoncino? Un foglietto: la Elf (Elfi lavoratori fuori orario) dopo svariati ammonimenti per il mancato pagamento degli straordinari di notturno e prefestivo, proclamano lo sciopero a oltranza. Santa è un uomo paziente e soffoca l’imprecazione. Poi medita sul da farsi e decide che ci vuole una Tennent super o meglio una Scotch Ale. Ma prima bisogna avvertire gli gnomi che si sobbarchino anche il lavoro degli elfi. Già a qualche passo di distanza avverte una strana inquietudine: che cos'è quel foglio bianco sulla porta del capanno degli gnomi? Ovvio, un avviso: la Gnoms (Gnomi notoriamente ormai molto sindacalizzati), pur avendo un contratto tutto compreso non possono non dare la loro solidarietà agli elfi, e proclamano uno sciopero immediato e irrevocabile. Be', a questo punto l’esasperazione si può curare solo con due birre. Entra, apre il frigo: vuoto. Gesù, Giuseppe e Maria: saranno in magazzino, e meno male che qui fa freddo, perché la birra calda, quella proprio no. Primo stanzone, solo casse di birra vuote, o meglio piene di vuoti. Be', saranno nel secondo stanzone. Niente. Dietro gli attrezzi, zero. Forse in cucina. Ci arriva trafelato, bofonchiando, reggendosi i pantaloni, soffocando con sempre minor successo le imprecazioni. Entra sbattendo la porta, fruga dappertutto, niente birra. Toc toc. Bussano. “Avantiiiii” (chi viene a rompere in un momento come questo????). La porta si socchiude, sulla soglia un angelo meraviglioso, riccioli d’oro dappertutto, fin sulle spalle, due occhi azzurri come laghi alpini, due ali ricche e pur garbate. Un angelo così bellino che gli mancava una Ceres in mano per sembrare un miracolo. Ma sottobraccio, invece, portava un piccolo abete di un verde intenso, un albero di Natale, come si chiamano oggi. L’angelo guardò in silenzio Santa che ormai schiumava rabbia e poi, melodioso mellifluo e se vogliamo anche un po’ irritante, scandì: “Babbo Natale, Babbo Natale, questo dove lo metto?”.
Ed ecco spiegato perché in cima a tutti gli alberi di Natale, sulla punta, c’è infilato un angioletto. »

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