Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post da 2013

Buon Natale a chi passa ancora di qui

Oh, ragazzi, che settimana lunga e pesante! Intanto il fine settimana scorso siamo andati a Firenze un paio di giorni e poi, torno a casa, e trac influenza intestinale, vomito anche l'anima e mi sale la febbre. Per fortuna dura poco, ma mi lascia debole e incapace di mangiare normalmente (e io normalmente mangio davvero TANTO) perciò ho trascorso alcuni giorni in balìa di fame e nausea allo stesso tempo. Il che mi ha lasciata debolina. Però ormai mi sono ripresa (e ho ripreso a mangiare con la solita enfasi: ne è prova che ieri sera abbiamo testato il ristorante dove faremo il ricevimento di nozze - sì, a giugno ci sposiamo :) - e abbiamo mangiato antipasto, primo, secondo e contorno, e non proprio leggeri); dunque, dicevo, mi sono ripresa e sono pronta a due settimane di pranzi e cene in famiglia e con amici, e spero tantissimo di riuscire ad avere un po' di tregua dal lavoro, non come l'anno scorso che mi hanno riempita nemmeno fossero i compiti per le vacanze. Oggi pom

Christmas again

Eccoci qui, il Natale è vicino (almeno da quando è passato Halloween) e ho deciso di pubblicare oggi il post tradizionale natalizio. Tradizionale per questo blog, insomma, mi piace l'idea che magari qualcuno aspetta questo periodo per leggere il  post sul nostro incazzatissimo Babbo Natale. (Forse sì e no un paio di persone, non credo siano in molti a passare di qui con regolarità... :)). Ho deciso di pubblicarlo oggi perché è Santa Lucia e, proprio come la storiella di Babbo Natale, ne approfitto anche per ricordare che Santa Lucia non è più il giorno più corto che ci sia , visto che quello è il solstizio d'inverno che cade il 22-23 dicembre. Ma una volta lo era sì, e questo scarto di dieci giorni è dovuto al passaggio dal calendario giuliano a quello gregoriano, introdotto nel 1582 con la bolla Inter gravissimas . Quella volta hanno tolto dieci giorni al calendario e fatto tutta una serie di calcoli per cui ora ogni 4 anni abbiamo un giorno in più eccetera eccetera. Le info

Tempi e modi

Si nota subito la differenza fra la qualità e la quantità, soprattutto quando si parla di tempo. Poco ma ben speso, molto ma disperso. Basta, per esempio, spegnere la tv quando non stai guardando niente di scelto da te, ma roba imposta dagli altri. Non da chi vive con te, la roba imposta dalla tv. Quelle cose che ti fanno stare lì davanti anche se non te ne frega niente, perché sei stanco per metterti a ragionare sul fatto che non te ne frega niente. Non accendo quasi più la tv se non per vedere un film che voglio vedere e i telefilm che voglio seguire. Per il resto, evito lo zapping noioso e annoiato o di guardare cose che non mi importano solo perché sono lì, a gridare le loro pretese. Allora sì che il tempo si dilata, ti accorgi subito che prima ti stavi perdendo qualcosa, che ora lo puoi riempire meglio. Anche quando sei stanco sfinito hai scelte migliori da poter fare. Per fortuna. Poi c'è internet, anche quello rischiosissimo. Anche lì è sempre questione di scelte: cosa,

Presto e bene...

E insomma, io ho dei regali di compleanno da fare prima di quelli di Natale, e quindi a quelli di Natale quasi non ho nemmeno pensato, poi vado in palestra e alcune delle mie compagne di salti mi raccontano che li hanno già comprati tutti. Oddio, aiuto, che ansia. Scherzo, la cosa non mi mette ansia affatto, perché fare regali è e deve essere sempre e solo una cosa bella, a me piace tanto. Anche se è vero che poi il poco tempo di girare, pensare, realizzare penalizza parecchio. Ecco, per fortuna non faccio mai regali "per dovere": ognuno pensa ai propri parenti, e a quelli meno stretti o con i quali non hai mai nulla a che fare, be', niente regalo (tanto loro mica me lo fanno). Se deve essere un dovere, una cosa di facciata o di buone maniere, per quanto mi riguarda, non è un regalo. Però quest'anno c'è Efrem, il bimbo di mia cugina, e a lui qualcosina compro, che poi è da tanto che non ci sono bimbi piccoli a cui fare regali. Non vedo l'ora di vederlo, e d

Manina che vi saluta tutti da dietro una tazza di caffè

Ultimamente sono oberata di lavoro, poi ho avuto la tosse per più di una settimana (finalmente sta passando) quindi ho dormito di cacca, ho lavorato fino a sera tardi e nel weekend eccetera eccetera, aretecce aretecce. Approfitto oggi alfin (che poeticità!) di una pausetta caffè e scrivo qualcosa sul blog, mi sono detta. Peccato che il mio cervello si rifiuti di uscire dal torpore. Credo che lì dentro al momento lampeggi una grande scritta luminosa che recita TILT! D'altra parte quando si avvicina dicembre è sempre così: troppe cose, troppo poco tempo (a Willy Wonka andava meglio ;) ). Poi si sbaglia. Poi cazziatoni (generalmente autoinflitti) e affezioni varie alle vie respiratorie. Il freddo è giunto, l'inverno ormai pure, il profilo delle montagne è già bello innevato, campi spogli, canetto dorme tutto il giorno, tranne quando rompe: tutto quadra. La cosa "meglio" che mi ha portato la tosse è stata che due lunedì non sono andata in palestra e mi sono vista Aran

Fare ordine

Ieri ho messo a posto la mia libreria, che era un vero disastro, e adesso ha riacquistato un aspetto decente, e poi ho trovato un regalo che Ale mi aveva fatto per l'anniversario dei nostri 3 anni insieme e che io non ricordavo assolutamente di avere! Mi sono sentita abbastanza cacca... si tratta di un paio di orecchini davvero belli, che chissà perché ho usato pochissimo e poi sono finiti nel dimenticatoio. Che schifezza di me. Però è come aver ricevuto un secondo (immeritato) regalo. Poi ho passato il pomeriggio a scrivere articoli, preparare le ripetizioni, ricoprire di carta da regalo e foto di un vecchio calendario due scatole di scarpe, in modo da avere dei contenitori per le macchine fotografiche analogiche e i rullini, che non sapevo proprio dove mettere, e tutta la roba del cane, dal guinzaglio al mantello antipioggia. Così, forse, ce la facciamo a non avere sempre il salotto più simile a un campo di battaglia che a un salotto. In più ho già preparato, scritto e programm

Penelope

Nella mia testa mi sono sempre inventata tantissime cose. Quand’ero piccola – ma anche quand’ero un po’ più grande – ogni sera prima di addormentarmi diventavo qualcun altro; oppure ero sempre me stessa, ma in un altro luogo, in un altro tempo. Ero la protagonista delle favole che mi raccontavo, che vivevo da sotto le lenzuola, che mi accompagnavano dentro al sonno, a causa del quale, era inevitabile, si interrompevano (o forse proseguivano in sogni che poi non ricordavo mai), e che poi terminavano in qualche modo solo al mattino. Per questo ancora oggi la mattina fatico a uscire dal letto: mi sono abituata ad avere un sogno da sveglia da finire. Erano storielle semplici, stupide, ispirate a quello che avevo letto o quel che avevo visto in tv, ma erano storie. Nella mia testa ho vissuto ovunque, anche in auto insieme a Bo e Luke o nel mondo meraviglioso di Alice. È sempre stato come avere un prolungamento della mia vita. Ho immaginato cose che mi sono successe davvero, ma che ero tropp

Poesie

Ieri è morto Federico Tavan. Un uomo, un poeta, un friulano. Era un uomo eccentrico e semplice, immediato e intenso, è così che lo ricordo, l'unica volta in cui l'ho visto da vicino e ne ho ascoltato dal vivo le parole. Al mierle  E cuan ch'al mierle al à perdût la vous pa' la val ce freit ( Il merlo. E quando il merlo ha perduto la voce, nella valle che freddo.) Cuan' che me soi inamorât cuan' che me soi inamorât al cour al tucava làscete zî chist al é l'amour jo ài strengjût i dinç al cour al à tasût. ( Quando mi sono innamorato. Quando mi sono innamorato il cuore batteva: lasciati andare, questo è l'amore. Io ho stretto i denti, il cuore ha taciuto.) Le poesie sono tratte dalle raccolta Cràceles cròceles , I quaderni del Menocchio, Montereale Valcellina (PN) 1997. La foto è di Danilo De Marco (www.danilodemarco.it)

Altre cose belle

L'odore del cuoio vecchio, di qualcosa che esiste da almeno sessant'anni e che se potesse parlare ne avrebbe tante di storie da raccontare. Il ticchettio dell'orologio al quarzo che spezza, di secondo in secondo, il silenzio ottuso intorno, rendendolo ancora più assoluto, paradossalmente, e paradossalmente fa sembrare il tempo ancor più sospeso. I disegni appiccicati al frigo in modo confuso. Le scarpe abbandonate accanto al divano. Sapere che una cosa c'è, anche quando non ne hai bisogno. La porta d'entrata di dove ho abitato per vent'anni, e adesso lì chissà chi ci vive. Le coste dei libri piegate per l'uso. Il rumore della penna sulla carta. Imparare cose nuove (mai abbastanza). Il cane che ronfa. I colori del Collio (e il vino del Collio). Le gite domenicali. Gli amici di sempre. Gli amici di ora. I brividi quando ascolti una canzone. Fare i bambini (nel senso di interpretarne il ruolo) anche quando non ci sono bambini. Il sole d'inve

Invece no.

Un lavoro non dovrebbe renderti così. Da quando il mio moroso ha un lavoro nuovo (scelta obbligata perché l'azienda precedente è fallita) lo vedo in "down" più spesso di quanto l'abbia mai visto. Non è il lavoro in sé, naturalmente, ma la gente per cui lavora, che ha tutte le caratteristiche "tipiche" dell'imprenditorialità italiana (quella che non va): facciata, finzione, perdita di tempo, attenzione alla quantità e non alla qualità, poca lungimiranza, anzi, vera e propria miopia. E poi, naturalmente: interessi, nepotismo, interesse a ledere l'altro più che a fare bene. Ecco, sono queste le tipicità italiane che mandano in rovina il Paese. È stato un finesettimana felice, con qualche novità, con ricerche per noi, per il nostro futuro, poi arriva un lunedì per lui pessimo e mi dispiace che i benefici di un finesettimana lungo vadano a farsi fottere nel giro di un'ora. E non poter fare niente, e non sapere bene cosa fare o cosa dire per dare un

Breve interludio

Mia nonna, che quando c'era Mussolini era alle elementari, rinunciò al latte perché non voleva dire di essere figlia della lupa. Le cose andavano circa così: la mattina a scuola davano il latte a tutti i bambini, se alla domanda "Di chi siete figli?" rispondevano "Della lupa". Mia nonna non ci stava. "Mia mamma non è una cagna" ha risposto. E quindi niente latte per lei. Da quella volta il latte se lo beveva a casa, se ce n'era. Per me mia nonna, con tutti i suoi difetti e pregi, resta e resterà sempre quella bambina che non ci sta a dire una cazzata del tipo "Sono figlio della lupa".

Cose a metà

Volevo scrivere questo post ancora ieri sera, ma alla fine non ce l'ho fatta perché, come al solito, mi sono ritrovata a finire di lavorare la sera. E dopo non ce la facevo più (però ho giocato un po' a Rayman con l'iPad del moroso, ecco, come premio per aver lavorato fino alle dieci e mezza o forse soltanto per fare un altro passo verso la cecaggine :D) Per una volta, e lo dico perché è una cosa che non succede mai, parto dal titolo e non dal post. Il titolo di solito viene sempre per ultimo. Anche con i libri succede così, anche quando sono tradotti. Il titolo è sempre l'ultima cosa che si sceglie, tipo il giorno stesso della stampa, o quasi: perché è una questione di marketing, anche. So che è un po' triste e non molto poetico, ma a volte necessario, e non è raro che all'ultimo arrivi il guizzo giusto per trovarne uno che riassuma davvero lo spirito del libro. Ultimamente troppo spesso i titoli fanno schifo, a dirla tutta. Ieri invece, caso strano, mi è ba

Click!

In questi ultimi giorni c'è stato un tempo stupendo, con il cielo terso e il sole che scaldava quasi fosse estate, ma che rifletteva i colori dell'autunno... il periodo migliore dell'anno, per me, quando ti puoi godere il caldo senza rischio di soffocare, né per l'afa né per le allergie. L'unica cosa è che poi la sera la temperatura di solito precipita e rischi di trovarti poco equipaggiato. Ma per il resto, sono giornate quasi più calde che in estate, non nel senso della temperatura, ma nel senso che il sole si appoggia con i suoi raggi sul tappeto di foglie gialle e rosse già cadute dagli alberi, e su quelle ancora appese, le piante si colorano e si accendono quasi fossero in fiamme, e il mondo sembra rivestito d'improvviso di una coperta calda e avvolgente, riflettendo una luce non accecante com'è a volte quella estiva, ma una luce che conforta. In un pomeriggio così, nei luoghi giusti, è quasi come godersi un tramonto per ore e ore. Tra l'altro ier

Piccole cose

Quando ero piccola c'era una cosa che mi piaceva fare tantissimo: sfogliare i nostri album di fotografie insieme a mia mamma e mio fratello, la sera, seduti sul divano. L'altro giorno stavamo parlando proprio di questo e ho avuto, è il caso di dirlo, un flash. Le foto di quando eravamo piccoli, di quando i miei erano giovani, dei nonni e tutti i parenti in grava a fare la grigliata, tutti i parenti, gli stessi tra l'altro, fra le vigne a vendemmiare, i nostri compleanni... una sfilza di foto, la maggioranza delle quali, se non tutte, scattate con questo aggeggino qui: aggeggino al quale non ho più pensato da tantissimi anni, ma che ora sono contenta di avere fra le mani, perché questa macchina ha una sua storia, ed è quella dei miei, ma un po' anche mia. Soprattutto, è la storia di mio papà che, ventenne e da pochi mesi papà di mio fratello, ha venduto la sua bici da corsa (a quel tempo era magro e correva in bici, ha specificato mia mamma) per comprare la macchina

A new way

Ho trovato questa splendida fotografia, anzi, questa serie di fotografie scattate con le parole. DeLillo era già il mio autore americano preferito, credo, ma qui mi ha proprio sorpreso, perché certe domeniche d'estate le ho sempre sentite un po' in questo modo, nel modo in cui ho sentito quel che ha descritto qui di seguito: «L'estate in una piccola città può essere micidiale, ancora peggio di quelle nei ghetti urbani o di quelle pesanti e umide dei porti del golfo. Non è l'implacabilità della sporcizia o della disperazione, e non tutti ne soffrono. Ma ci sono giorni, ai margini dei pomeriggi striati negli abissi ricorrenti del tempo, in cui dalla luce all'ombra sembra trasmettersi un messaggio terribile. L'estate si dispiega lenta, un silenzio felpato che si srotola gradualmente sull'acciaio dilatato, e i giorni iniziano a muoversi in rima, quando le distanze si gonfiano insieme ai ponti e il caldo scioglie l'aria, quando il marciapiede si incrina, qu

Sunday I'm in love

Siamo stati un po' sfortunati, questo fine settimana, dovevamo andare in montagna sabato sera e fermarci là a dormire, con amici del moroso, ma purtroppo lui non stava bene e all'ultimo abbiamo dovuto rinunciare. Eravamo tristi, perché ci tenevamo un sacco e perché quelli sono amici con la A maiuscola, per lui soprattutto, però alla fine ci siamo goduti una serata sul divano senza problemi di orari o levate del mattino, a guardare Magnolia al caldino sotto la coperta, a bere camomilla come i vecchietti (però mia nonna la beve sempre prima di andare a nanna e, visto che è arrivata a 91 anni in piena forma, mi sa che c'è solo da imparare...); poi oggi ho fatto la torta all'arancia che era da tanto che volevo fare, ed è venuta buonissima (per ora solo a mio giudizio, perché il moroso non sta bene e ancora non l'ha assaggiata). Però la giornata è stata grigia, ed è domenica sera, quindi la tristezza un po' è rimasta e continua ad aleggiare lì, sospesa fra la luce

Ultimamente sono molto produttiva

Come già vi raccontavo tempo fa, io procrastino e mi disorganizzo a ogni piè sospinto. Solo che, a quanto pare, non posso davvero più permettermelo. Perciò sto cercando di imparare come ottimizzare le giornate e organizzarmi per tempo in tutte le cose. Alcune attività me lo permettono: gli articoli che scrivo per un sito hanno una scadenza settimanale precisa, d'ora in avanti, perciò devo scegliere due titoli a settimana e svilupparli per la settimana successiva. Una volta alla settimana ho le ripetizioni di inglese: sembra una cavolata, ma nel caso la bimba non abbia compiti da fare e a scuola non abbiano fatto granché, devo essere pronta con qualcosa di interessante, giusto per il suo livello e utile. Quindi, non avendo più libri d'inglese delle elementari, cerco risorse su internet e mi invento qualche attività attinente. Per quanto riguarda la correzione di bozze, invece, in genere non si tratta tanto di organizzazione ma di sfruttare tutto il tempo a disposizione: in fo

Scimmie e pelle d'oca

«Adesso ti racconto una storia vera, presa pari pari da una delle pubblicazioni scientifiche più autorevoli del paese. Hanno sottoposto due scimmie a un esperimento. Ogni sessanta secondi gli somministravano una scossa elettrica. Ora, la prima delle due scimmie aveva un pulsante nella gabbia e le bastava premerlo per non beccarsi la scossa. Anche la seconda aveva un pulsante, ma non serviva a niente. Dopo un po' la scimmia numero uno capisce il trucco e si butta sul pulsante come una pazza per evitare la scossa. Invece la scimmia numero due si rende conto che il suo pulsante non serve a un cazzo, per cui si mette in un angolino a grattarsi e a prendersi la sua scossa ogni minuto. Be', com'è andata a finire? Che la scimmia numero uno si è presa l'ulcera e nel giro di due settimane ha tirato le cuoia. La scimmia numero due invece, che si è rassegnata alle scosse, vive felice e contenta. Un piccolo esperimento che è la morale dei nostri tempi». Don De Lillo, Americana

26-9

Ok, oggi è il mio compleanno, ormai si sa, tutto bello, sono contenta, regali, baci abbracci evviva. Però c'è una cosa che mi manca, ed è una cosa strana (forse non tanto, ma adesso vi spiego meglio). Mi capita molto spesso di chiedermi cosa penserebbe mio papà. Non proprio cosa penserebbe di me, lo so che sarebbe felice per me, orgoglioso quando è il momento e tutto il resto. Mi chiedo, più che altro, come ci comporteremmo ora che non vivo più a casa dei miei. Insomma, mi telefonerebbe, mi verrebbe a trovare con mia mamma, magari più spesso di quanto non accada adesso con lei, da sola, che non ama guidare... voglio dire, quale sarebbe la nostra routine, come famiglia? Zuma avrebbe paura di lui, oppure, come con mio fratello, si fiderebbe un po' prima che con gli altri maschi? (Mio papà sicuro lo adorerebbe, a lui i cani piacevano molto.) Mi telefonerebbe, da casa o da Catania, dove lavorava (ma lavorerebbe ancora laggiù, o magari nel frattempo avrebbe cambiato?) per farmi gl

Rimandare non fa bene

Procrastinare, procrastinare, procrastinare. Come si diventa dei perfetti procrastinatori? Non lo so, ma certo è che faccio ampiamente parte della categoria: soprattutto se so di avere tempo per fare qualcosa, non sono in grado di farla subito e togliermela dalle scatole. Così tergiverso, mi distraggo, passo ad altro e lascio per ultimo. E anche quando il tempo si è ridotto drasticamente, continuo a rimandare e tergiversare... (non lo faccio mica sempre, non sono così patologica, però mi capita, ecco). Mi viene in mente il racconto di Edgar Allan Poe, "Il capriccio del perverso". Ecco cos'è: «Ci troviamo sull'orlo di un precipizio, ci sporgiamo sull'abisso: la vista ci si annebbia, abbiamo il capogiro; il nostro primo impulso è di ritrarci dal pericolo, ma inspiegabilmente restiamo. A poco a poco il nostro stordimento, il nostro orrore si fondono in una nube di sensazioni indefinibili; per gradi, sempre più impercettibilmente, questa nube acquista forma, come

Autunno in arrivo

Fra 9 giorni compio gli anni. Io adoro settembre, e adoro il mio compleanno. La cosa divertente è che credo di non aver mai fatto una vera festa di compleanno in vita mia, a parte a casa con la famiglia quand'ero piccola e di tanto in tanto un'uscita con un po' di amici, ma senza pretese. Da un po' di anni a questa parte, poi, in genere dico: se quando usciamo incontriamo "i soliti" offrirò loro da bere, ma poi va sempre a finire che, per qualche motivo, proprio quel giorno (o il fine settimana più vicino al compleanno) non incontro nessuno. Ma non mi interessa, sono solo contenta che sia il mio compleanno, non so perché. La maggior parte della gente che conosco, soprattutto andando avanti con gli anni, odia quel giorno perché "invecchia". Mah, invecchiamo tutti i giorni comunque, quindi, cambia nulla. Un po' come a Natale, ma con meno fronzoli, sono come una bambina che aspetta impaziente di scartare il suo regalo, che poi è quello più importan

Linee e segmenti

A volte mi sembra di portarmi dentro un mondo fatto solo di frammenti, pezzi di vita che in qualche modo sono scollegati e contemporaneamente collegati fra loro. E, a volte, mi sembra che se non li scrivo, questi frammenti, faticherò a ricomporre il quadro completo. Forse è questo quello che mi spinge, e che magari spinge non solo me, a scrivere sempre. Ricomporre puzzle, unire i puntini, a numero uguale corrisponde lettera uguale. Tanti segmenti a ricomporre una linea continua. Anche se poi, mi sembra, ogni frammento resta comunque una linea completa in se stessa.

Inoltre...

...a inizio agosto ci siamo concessi anche tre giorni in montagna, a prendere un po' di fresco, siamo andati a 3000 metri, e lì si stava benino. Abbiamo preso funivie, cabinovie e abbiamo camminato per ore, mangiato nei rifugi, e saltato sui tappeti elastici. Ci siamo divertiti, stancati, emozionati...

[A lyric] T.S. Eliot

If Time and Space, as Sages say, Are things which cannot be, The sun which does not feel decay No greater is than we. So why, Love, should we ever pray To live a century? The butterfly that lives a day Has lived eternity. The flowers I gave thee when the dew Was trembling on the vine, Were withered ere the wild bee flew To suck the eglantine. So let us haste to pluck anew Nor mourn to see them pine, And though our days of love be few Yet let them be devine.

Di diari

Caro blog, hai un rivale. Eh, sì. Ho iniziato a scrivere su carta, con la penna biro nera, come si faceva una volta. Ma in realtà non hai un vero rivale: sono due luoghi diversi, e in entrambi mi trovo molto bene. Questo è un luogo pubblico, dove posso incontrare amici, conoscenti o sconosciuti e interagire. Un luogo dove posso esprimere molto, ma non tutto. Un luogo dove mi si richiede, anzi, mi richiedo io stessa, un po' di autocensura. Per ovvi motivi. Di là invece sono sola, ma libera (fino al punto dove lo permetto a me stessa). Di là posso scrivere in treno, a casa, in giro, aggiungere e togliere lasciando traccia degli errori o dei ripensamenti, attaccare cose, se dovesse capitare, strappare e scotchare, se ne sentissi la necessità. Tutto in modo visibile, grezzo, caldo. Sono due cose diverse, non una meglio dell'altra, solo diverse. Di qua mi spingo ad automigliorarmi, di là lascio vagare libero il pensiero (e la cosa funziona alla grande, perché mi vengono in mente

Vacanza in Portogallo

Insomma, arriviamo a Lisbona attorno alle 3 del pomeriggio. Ritiriamo i bagagli e ci orientiamo con la metro (abbonamento per 24 ore con la viva viagem compreso) e arriviamo in albergo. Chiave, telecomando dell'aria condizionata, arriviamo davanti alla porta e appena apriamo... cade la maniglia! Non scherzo. La stanza è a dir poco vecchia, brutta e senza manutenzione, ma decidiamo che è abbastanza pulita (e molto economica) quindi non facciamo che ridere a ogni pezzo che si stacca (tutto sommato dobbiamo solo dormirci e farci la doccia). Riposo veloce, rinfrescata e scendiamo a prendere lo storico tram 28, che passa proprio sotto "casa". C'è la fila per salire, e ne dobbiamo aspettare parecchi prima di salirci, ma alla fine ce la facciamo. L'intento è quello, in un'oretta circa di tram, di farci una panoramica della città (a quel che avevamo capito, doveva essere un giro per i vari colli di Lisbona, ma non è stato proprio così...). Comunque sia, un giretto sen