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Tenacia

Solo io e le papere, ieri pomeriggio, imperterrite sotto la pioggia ai laghetti. Tenace è un aggettivo che mi piacerebbe mi venisse attribuito, non so quanto appaia all'esterno, anche se penso di sembrare meno tenace di quanto sia in realtà, o di quanto sia capace d'essere. Tenace sarà la mia parola di quest'anno, come aspirazione quanto meno, perché se non riesci ad attraversare tutto sempre con leggerezza, che è ciò che mi piacerebbe fare ma forse non è il momento giusto, allora è al tener duro che voglio aspirare. Forse mi prendo una pausa dal blog, che non importa a nessuno, ma devo dirlo a me stessa perché è sempre stato un bel rifugio ma ora non lo sento più così. Mi ci sento legata ma in questo momento il legame ha anche un sapore negativo, che non sto a spiegare, e credo di avere bisogno di liberarmene per un po'. Non un addio, solo un "non lo so". Ciao
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Tout s'en va

Inizia quel periodo dell'anno in cui è ancora inverno ma non è già più davvero inverno, ma nemmeno primavera, tranne il pomeriggio a volte, quando ci sono quasi venti gradi, ma basta una giornata grigia come quella di oggi per non poterla chiamare proprio primavera. Insomma, un quarto di stagione, neanche mezza. Quando esce il sole e scalda come i giorni scorsi, da un lato mi sento più vivace e viva anch'io, dall'altro mi viene l'angoscia dell'estate che è da molto tempo una stagione che mi mette ansia (vacanze fuori dal cazzo escluse). Poi arriva una giornata, grigia, come quella di oggi (e domani, dato che pioverà, pare) e va un po' peggio e va un po' meglio. Peggio per la vivacità, meglio per l'ansia che si placa. Poi mi esercito a razionalizzare, ché tutto passa, proprio come le stagioni, e l'ansia non serve a niente ed è meglio lasciar andare quello che deve andare come deve andare e intanto impegnarmi a fare quel che devo fare come lo devo fare

3. Mantenere la rotta

Commuoversi e lasciare uscire tutto, tutto quanto. Credo di aver letto poche cose così profonde, dolorose, emozionanti e pervase da uno spirito di gentilezza che travalica confini, fisici, mentali, emotivi, quanto le parole di Nick Cave nei suoi Red Hand Files. Sono pugni allo stomaco, molto molto spesso. Sono inni alla gentilezza e alla comprensione. Sono un evidente punto di arrivo in cui tutti i sentimenti negativi che si possono provare si sublimano in qualcosa che assomiglia davvero tanto alla quiete dopo la tempesta. Non c'è una rabbia che sobbolle, ma si sente che la rabbia c'è stata ed è stata superata e placata. Come un'energia trasformativa. Non c'è una tristezza profonda e insuperabile, ma una malinconia e una nostalgia che hanno la forza di andare avanti, anche sorridendo. C'è consolazione. Sono infelice. Sono profondamente infelice. Lo dico perché lo riconosco, ora. Non ho bisogno di sentirmi dire che non ne ho motivo, perché certe cose sono irrazionali

2. Ridefinirsi

Ultimamente faccio molta fatica a scrivere, perché probabilmente faccio molta fatica a capire come sto. Ma anche a rispondere a tantissime altre domande. Stamattina passeggiavo come sempre con canetto e ripensavo, in questo momento in cui ho rinunciato a delle cose perché ho bisogno di riflettere su me stessa, quante volte da quando vivo qui ho percorso quelle strade e stradine. Mi è venuto naturale ripensare soprattutto a quando le percorrevo con mia figlia nel marsupio, poi per mano, poi in bicicletta e questo mi ha portato a pensare a quanto mi abbia definito, negli ultimi anni, il mio ruolo di mamma. Oggi però lei è davvero cresciuta e piano piano si allontana ogni giorno un pochino di più da me. Forse questo contribuisce alla confusione e alla mia difficoltà di definirmi in questo istante. Perciò, ridefinirsi. Ridefinirmi è forse un altro dei propositi da portare avanti. Mercoledì sono stata a pranzo fuori con un'amica che era qui per lavoro ma vive a Milano e che quindi vedo

1. Provare a splendere

I buoni propositi non sono mai stati una cosa mia, anzi, ho sempre detto che non li faccio e di fatto in genere non li faccio, perché iniziare subito con una delusione certa, in fondo? Buoni propositi ne faccio ogni mattina, a volte li seguo e mi complimento con me stessa, più spesso non li seguo e dico pazienza, domani. Qualche proposito che so sarebbe buono e farei bene a mettere in pratica invece fingo di non vederlo proprio e mi giro dall'altra parte, anche lì dico pazienza, magari domani. Non sono bravissima in tutto questo, lo so. Ma suppongo nemmeno l'unica. Alcune cose le ascrivo semplicemente alla paura di morire. Se faccio quella cosa e mi va male forse sarà la mia rovina. Finché non la faccio prolungo il tempo su questa Terra. Quando sono un po' più brava e posso complimentarmi con me stessa finisco per sentirmi parte di un ingranaggio e dico ok bene, quindi è solo per questo. Forse non ha senso tutto ciò che ho scritto, lo capisco, lo so. Ogni tanto dico che cer

Sì, anche quest'anno arriva la storia di Babbo Natale

Tant'è che anche questo 2023 se ne sta andando e io arrivo alla fine di questo anno con una sensazione di piacevole sorpresa per ciò che è rimasto e non è andato via nonostante tutto, di meno piacevole rassegnazione per ciò che invece sembra via via sfuggire fra le dita, e di un grande punto di domanda su ciò che mi riserverà il 2024. Ma diciamolo piano, perché le annate pari ci hanno dato gatte da pelare (vedi il 2020, anno bisestile come il prossimo) quindi consiglio una bella ravanata alle parti basse per gli uomini e qualunque sia l'equivalente femminile di un gesto scaramantico per le donne (merda, neanche questo abbiamo, poi dice che il patriarcato non esiste). Qualcuno narra (io, viste le interazioni qui dentro) che ormai la tradizione del nostro Babbo Natale in trouble non possiamo proprio evitarla e pare vada riproposta ogni anno come Una poltrona per due , Trappola di cristallo e Mamma ho perso l'aereo , ma non prima di aver mandato un affettuoso saluto ultraterr

Ancora

A volte ho la sensazione di non essere reale. Forse è colpa del fatto che lavoro tante ore da sola, forse ho questa abitudine di guardarmi da fuori, forse è perché ultimamente la confusione nella testa regna sovrana. Mi sento irreale, eppure so che le mie azioni hanno delle ripercussioni sulla realtà quindi dovrei rendermi conto che è una sensazione stupida. Cerco di fare cose concrete, regolari, misurate perché i ritmi e le cose cadenzate mi danno sicurezza. Provo a evitare le distrazioni ma non ne sono tanto capace. Finisco per inventarmi mondi immaginari e perdo l'àncora. È un bene o un male, perdere l'àncora? Non lo so proprio. A volte tutto sembra così insignificante se si pensa alla fine che faremo tutti, che mi chiedo a che pro reggersi sempre al parapetto, anche quando il mare si fa burrascoso? Però sì, rivorrei la calma. Rivorrei il silenzio. Rivorrei la sicurezza, o almeno la convinzione, di aver fatto bene. Rivorrei la sensazione di felicità scontata che scontata non